Devising Lab
Laboratorio-esperienza guidato da Vincenza Di Vita e Simonetta Checchia
Devising Lab è un corso per attori creativi. Sotto la conduzione di due insegnanti, un dramaturg e un’insegnante di recitazione, i partecipanti potranno immergersi nel mondo del devising, il processo di creazione collettiva che permetterà agli allievi di scrivere un testo, metterlo in scena e produrne un cortometraggio.
Il gruppo lavorerà su tutti gli aspetti legati al mondo delle riprese: dapprima si lavorerà sulla creazione di una sceneggiatura, per poi lavorare sulle tecniche attoriali, sul corpo, sulla voce e su come dosarla, sull’interpretazione di fronte a una telecamera, sulla spontaneità e sul sapersi muovere in modo adeguato allo spazio/set, oltre che sulla recitazione. Infine, il gruppo lavorerà insieme sulla creazione del corto.
Il corso si articolerà in 24 lezioni di 4 ore, per un totale di 96 ore e 20 ore di riprese cinematografiche. Complessivamente le ore da frequentare saranno 116.
CONTENUTI
Il programma prevede 6 lezioni introduttive dedicate alla tecnica attoriale e all’improvvisazione legata ad una tematica su cui elaborare la creazione collettiva. Il lavoro verterà su esercizi per il risveglio fisico e vocale, a cui seguiranno esercizi sulla memoria emotiva e sull’espressione controllata e cosciente delle emozioni in scena. Attraverso l’improvvisazione, si indagheranno le motivazioni che spingono a compiere determinate azioni, e la relazione con lo spazio circostante, noi stessi e gli altri. Si lavorerà sulla recitazione come risultato di uno scambio continuo (azione/reazione) con il proprio partner in scena, per trovare la verità del momento, l’unico spazio in cui il personaggio può esistere. Quest’anno il tema scelto sarà il sogno.
In seguito, 10 lezioni verranno dedicate all’elaborazione del materiale emerso durante il lavoro collettivo. Per essere efficaci occorre avere il coraggio di sfrondare, togliere il superfluo. La creazione scenica è più simile al lavoro dello scultore rispetto al lavoro del pittore: i personaggi e le storie prendono forma togliendo quello che non serve. In questa fase gli allievi lavoreranno su dialoghi, monologhi, improvvisazioni e situazioni date, nell’ottica di individuare i propri sottotesti e quelli dei personaggi creati, per “prestare” al personaggio solo la parte di sé che lo definisce.
Qui, inoltre, gli allievi impareranno cosa vuol dire recitare di fronte a una telecamera, e come dosare emissione vocale e movimento per risultare naturali all’interno dello spazio/set.
Nelle ultime 8 lezioni la creazione prenderà forma in tutti i suoi aspetti. I partecipanti si concentreranno insieme nel perfezionamento delle dinamiche attoriali, con un lavoro focalizzato sui personaggi creati e sulle loro sfumature fisiche, vocali, emotive e relazionali. In un setting non giudicante, il gruppo imparerà ad autocorreggersi, attraverso la condivisione delle opinioni sulle scene create e sulla recitazione degli attori coinvolti.
Qui verranno anche effettuate scelte registiche, non solo sulle dinamiche in atto, ma anche scelte tecniche come la selezione di materiali e luoghi riguardanti l’estetica del prodotto finale (come ad es, costumi, musica, luoghi).
Seguirà la fase di riprese del cortometraggio creato dal gruppo per un totale di 20 ore di lavorazione.
Perché il sogno?
Lo psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961) considera il sogno come una strada per conoscere se stessi ed espressione dell’inconscio, la parte più profonda e nascosta della nostra psiche. Secondo gli studi di Jung, nel sogno si possono presentare i vari stati della mente, da quello cosciente a quello più arcaico. Il sogno si esprime attraverso il linguaggio dei simboli, un linguaggio dimenticato e primitivo. Riportando in superficie i contenuti nascosti nell’inconscio, è possibile riportare alla luce anche la creatività e i talenti nascosti.
L’essere umano ha rappresentato i sogni da sempre: troviamo il concetto di sogno in tante forme rituali legate al misticismo (ad es. nella mitologia aborigena australiana, il Tempo del Sogno è l’epoca antecedente alla creazione del mondo, e viene narrato attraverso racconti rituali) e progenitrici del teatro. E proprio il teatro nei secoli si è servito del sogno come elemento magico che potesse portare in scena nuove visioni nei personaggi e/o nuovi sviluppi nella trama; per citarne solo alcuni, Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, La vita è sogno di Calderón de la Barca, Doppio Sogno di Schnitzler, Sogno (ma forse no) di Pirandello. Il cinema ha parlato più e più volte di sogni (come non citare il famosissimo Sogni di Akira Kurosawa? O Stanley Kubrick, che in Eyes Wide Shut, affronta la doppia dimensione del vedere attraverso il connubio tra realtà e sogno mostrandoci l’onirico nel reale e il reale nell’onirico?).
D’altronde, “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)”.
Il sogno ha un suo tempo ma anche una sua dimensione. Ci è sembrato interessante indagare il lavoro creativo dell’attore in relazione a una tematica come questa, capace di portare alla luce nuovi colori emotivi e svelamenti sorprendenti sulle capacità e la natura di ognuno.
COSTO 1500 euro
Quota iscrizione 300 euro +5 rate da 240 euro
Info e iscrizioni:
tel. 339.5826457, mail caleidoscopio.23@hotmail.com
Vincenza Di Vita
Dottore di ricerca in Performance Studies, ricercatore e studioso di teatro, poeta, giornalista, critico teatrale e dramaturg, collabora con fondazioni e compagnie teatrali. Ha diretto ed ideato eventi e riviste; è docente in discipline dello spettacolo dal 2013 in università e istituti di alta formazione in Italia e all’estero. Giurato di premi teatrali internazionali, ha pubblicato diversi contributi nell’ambito degli studi culturali. I suoi studi hanno contribuito in maniera significativa all’approfondimento e all’innovazione della ricerca teatrale contemporanea. All’attivo ha numerosi articoli per riviste italiane e straniere e due monografie: una su Carmelo Bene dal titolo “Un femminile per Bene. Carmelo Bene e le Ma-donne a cui è apparso”, edito da Mimesis Edizioni, e una sul teatro dei pupi intitolata “Il Pupo Cuticchio ovvero la marionetta vivente”, per i tipi di Editoria e Spettacolo.
Simonetta Checchia
Attrice, cantante, regista e insegnante di recitazione, è direttore artistico della Compagnia Teatrale ‘Numeriprimi’. Diplomatasi in recitazione presso il corso di formazione ‘Ludi Scaenici’ del Teatro del Tempo di Parma, si perfeziona frequentando il Master per Attori di Prosa “L’attore europeo tra danza, teatro e musica” tenutosi al Teatro Due, sempre a Parma. Da sempre interessata al campo vocale, allarga la sua formazione frequentando il Corso Quadriennale di Musicoterapia presso il C.E.P. di Assisi e il Corso di Training Funzionale Vocale presso il Centro di Ricerca Vocale ‘Livio Picotti’ di Venezia.
Dal 2008 al 2011 cura la direzione artistica del Teatro No di Parma, ideando ogni anno una stagione teatrale per adulti e una per ragazzi, e svolgendo il ruolo di responsabile della formazione. Nel 2011 si occupa della direzione artistica del Teatro Moruzzi di Noceto.
Direttore del Castello della Musica di Noceto dal 2014 al 2018, nel 2018 fonda la casa di produzione cinematografica Opheliasflower, con cui produce il documentario “Nella Casa di Dorothy”, per la regia di Francesco Mondini, distribuito da Emera Film. Collabora dal 2018 con il Teatro del Cerchio di Parma in qualità di docente di dizione e recitazione cinematografica.